Dopo le prime settimane di emergenza che un po’ hanno disorientato tutti, anche i diversi Servizi per le Dipendenze si sono attivati per sostenere e continuare a seguire le persone in carico.
Questa settimana pensavamo di fornirvi alcuni link utili sia rispetto ai Servizi offerti dalle varie Asl, soprattutto in termini di informazione e mantenimento dei contatti, ma anche come spunto di riflessione rispetto al difficile momento che tutti stiamo vivendo visto dalla prospettiva dei Servizi per le Dipendenze, da chi ci lavora e da chi ne fruisce.
Gli esempi sono tanti, diversi Servizi hanno avviato modalità di supporto a distanza telefoniche o attraverso le diverse piattaforme social. Vi segnaliamo alcune cose interessanti.
Gli operatori del Progetto Nautilus (progetto di informazione e riduzione dei rischi connessi al consumo di sostanze psicotrope finanziato dalla Regione Lazio, nato nel 2003, ideato e realizzato da 5 enti del privato sociale romano: La Coop., Il Cammino, Parsec, Magliana 80, Folias, l’Ass. La Tenda) aprono ai contatti diretti on-line.
Gli operatori di InfoPusher (AUSL Forlì – U.O.C.Dipendenze Patologiche) offrono rubriche settimanali su Instagram di taglio informativo e preventivo.
Dall’Unità di strada di Parma consigli di salute per chi usa droghe nell’era del Corona Virus:
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Accanto a queste iniziative vi proponiamo anche alcune riflessioni nate dall’emergenza: sia sul tema dei consumi e sia sull’organizzazione dei servizi.
Un’interessante lettura potrebbe essere l’articolo di Anna Paola Lacatena Sociologa e coordinatrice del Gruppo “Questioni di genere e legalità” della Società Italiana delle Tossicodipendenze (SITD) dal titolo “La preoccupante invisibilità dei Ser.D. e dei loro pazienti al tempo del Covid-19”
“Non è accettabile da parte di chi conosce il dramma della dipendenza e con la stessa ci fa i conti quotidianamente che le terapie somministrate presso i nostri Servizi consuetamente considerate “integrate” – trattamento farmacologico e trattamenti psico-sociali – possano essere sfrondante senza troppi rincrescimenti.”
Allo stesso tempo Riccardo C. Gatti ci propone le sue riflessioni con “USCIRE DA UNA TOSSICODIPENDENZA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS”
Un altro punto di vista è quello di di Eleonora Martini “In cerca di droga ai tempi del virus”: la dura vita dei tossicodipendenti (soprattutto senza fissa dimora) con i servizi ridotti e lo spaccio al minimo. L’Italia divisa in due anche per gli assuntori: SerD, drop in e dormitori si riorganizzano.
“DA NOI A TORINO i servizi a bassa soglia sono in gran parte chiusi e la distribuzione di siringhe e strumenti per la riduzione del danno avviene solo in alcuni punti e in alcuni giorni – racconta Lorenzo Camoletto, formatore del gruppo Abele – le unità mobili si sono ridotte da quattro a una e la disponibilità in strada di cocaina ed eroina è anche diminuita. Eppure invece di aumentare, si riducono gli accessi: delle centinaia di passaggi al giorno nei servizi che avevamo fino a due settimane fa è rimasto ben poco.”
Infine una considerazione da un Post su FB di Claudio Renzetti:
“Una condizione di reclusione forzata (es. il carcere dove alloggiano un numero impressionante di TD) è davvero una buona occasione per rimettere in discussione il rapporto intimo con le droghe??. Confesso la mia totale contrarietà per alcune ragioni:…”