l termine e la rendicontazione di un progetto sono spesso un peso e un’occasione. Un peso perché si tratta di raccogliere documenti, cercare “pezze” giustificative, ricostruire tra file e agende le ore e i tempi delle attività. Un lavoro impegnativo di cui spesso fatichiamo a trovare il senso già proiettati sulla prossima avventura.
Ma ogni fine progetto è anche una grande occasione di riflessione e confronto. Dovrebbe essere un tempo “fermo” in cui si prova a guardare quello che si è fatto e lo si osserva quasi come fosse un’opera d’arte. Questo elemento è ancora più forte quando il progetto prevede delle azioni di ricerca in grado di indicare elementi utili per riprendere con slancio e qualche idea nuova i percorsi progettuali.
Così è stato in Comunicare Salute (trovate tutte le info qui), progetto che si proponeva di realizzare formazione, produzione mediale e ricerca verso nuove forme di comunicazione in ambito socio sanitario.
All’interno del progetto, in collaborazione con il Cremit dell’Università Cattolica di Milano, siamo andati ad esplorare due aree di ricerca:
1. l’analisi degli artefatti prodotti sul tema da ragazzi all’interno di laboratori tematici guidati dagli operatori del Centro di documentazione Steadycam;
2. un’indagine quantitativa per fotografare usi, appropriazioni e rappresentazioni rispetto alla salute da parte di 3 contesti diversi coinvolti (ASL, Scuole e Consorzi Locali) attraverso la predisposizione di questionari.
Il lavoro realizzato ha evidenziato interessanti riflessioni ed utili elementi per progettare in futuro nuovi interventi e percorsi.
Segnaliamo alcuni elementi per noi più significativi e vi invitiamo a scaricare il documento completo:
- Nel lavoro laboratoriale di costruzione dei prodotti di comunicazione sociale l’analisi evidenzia l’importanza dell’interazione tra operatori e ragazzi secondo il metodo della Peer&Media Education (Ottolini-Rivoltella 2015).
- L’analisi dei prodotti mediali dei ragazzi riapre la discussione sull’efficacia del messaggio che oscilla tra l’ironico e il paternalistico, a volte ricadendo negli stereotipi comunicativi che rischiano di allontanare invece di sensibilizzare.
- Riguardo ai bisogni degli enti nel contesto dell’utilizzo del digitale, sia verso l’esterno e sia verso l’interno si segnalano due criticità importanti che dovrebbero stimolare il cambiamento e lo sviluppo di apposite azioni di formazione. Si segnalano infatti la necessità di aumentare le competenze Media Educative degli operatori e la mancanza di risorse strumentali che rendono difficile l’utilizzo di piattaforme e app utili.
- Infine : “Per quel che riguarda la fotografia sugli operatori (333 compilazioni) si vede come la pandemia abbia giocato un ruolo di innalzamento delle competenze digitali; tale competenza è avvenuta in modo informale, dovuta alle necessità date dalla gestione della situazione pandemica. Gli operatori, come si evince dai dati del questionario, sono stati costretti a ripensare le azioni comunicative ricorrendo al digitale in particolare per sostenere le informazioni con le famiglie dei pazienti, con i pazienti stessi e per condividere la documentazione. Questa necessità ha incrementato le competenze tecniche, non le dimensioni critiche, etiche, estetiche richieste per la piena padronanza di tale tecnologia e che richiede un’azione di riflessione sulle pratiche e una formazione dedicata. In particolare, tale livello è richiesto con quegli operatori che lavorano direttamente sulla promozione alla salute, dove il tema della responsabilità e dei comportamenti corretti diventa oggetto del loro lavoro.” (Report Comunicare Salute pag 42).
Questi ed altri interessanti spunti vi aspettano dalla lettura completa del Report realizzato con professionalità e cura dell’équipe di ricerca composta da Simona Ferrari ed Eleonora Mazzotti del Cremit dell’Università Cattolica di Milano con la supervisione del prof. Pier Cesare Rivoltella. A loro e a tutti i partner del progetto vanno i nostri ringraziamenti in attesa di un prossimo percorso insieme.