“… nella sua accezione hegeliana e moderna,
può intendersi l’insieme di quei valori e quelle norme,
di quei codici di comportamento i quali, interiorizzati dall’individuo
in funzione della sua integrazione sociale,
costituiscono e determinano la disposizione, il carattere,
il temperamento culturale di una data popolazione”
Wikipedia
Ethos è il titolo di una serie Netflix che ha creato un piccolo dibattito tra noi operatori.
La storia è ambientata in Turchia. Tradizione e modernità, dolore e cura, diversità di ceto economico, uomini e donne, terapeuti e pazienti: tutto si intreccia in una trama circolare dove ogni personaggio ne chiama in causa un altro e tutti sono collegati da una ferita (forse) e da un desiderio di chiudere i conti con le emozioni e le tradizioni del passato, per poter ricominciare.
Tutto inizia con un incontro tra una giovane donna con il velo e un’affermata terapeuta che non sopporta le donne con il velo, per ciò che rappresentano. Le due non si capiscono, ma qualcosa di profondo in quello studio succede.
Come si cura una ferita? E’ possibile fare una buona terapia psicologica quando l’altro ci risulta insopportabile e ci confronta con valori che non si riescono a condividere? Questo sembra il tema centrale della storia, ma in realtà la trama è più complessa e ci descrive i mille volti della cura. Ethos mette in scena le nostre società multiculturali sempre più complesse e sfaccettate, mette in scena la sofferenza e la diversità nel viverla e comprenderla. Ethos racconta una possibile strada per incontrare l’Altro, il diverso, chi non ci piace, chi non vorremmo proprio vedere: una strada per conoscere le nostre paure. I personaggi ci accompagnano delicatamente nella loro ferita e nel loro mondo valoriale, ricordandoci (come se ne avessimo bisogno!) che la cura è un’alchimia speciale, ma soprattutto un atto coraggioso. Ed è così che per ognuno dei protagonisti la “terapia” trova una sua “ricetta”, nella musica, nel viaggio, nei luoghi del passato, nella perdita, negli incontri casuali, con la preghiera e il perdono.
Ognuno dei personaggi sceglie di percorrere o non percorrere una di queste strade ma ce le offre e ce le presenta, lasciandoci immaginare un finale (o più cinicamente una seconda stagione).
Quale cura oggi scegliamo per noi (operatori e non) e quale futuro “della cura” siamo in grado di progettare?