53 anni e piango. Sì, piango. Forse invecchiando si torna bambini e si fa fatica a gestire le emozioni, ma poi perché “gestirle”? Forse bisognerebbe imparare ad accoglierle, a stare con loro per vedere cosa sono e dove ci stanno portando. Allora provo a seguirle.
Ho appena concluso la visione della quarta, nonchè ultima, stagione di Sex Education. Sono avvolto da un turbine di idee e pensieri, complice una bella botta di influenza che da qui in poi giustificherà ogni mia affermazione.
Parto dall’ovvio: dovrebbero vederla tutti (genitori, educatori, docenti, ragazzi, vecchi, imbianchini, …). Perchè? Provo a dare alcune tracce.
Andando avanti nel numero delle stagioni ogni serie aumenta il rischio di “sbracare”, tanto più se le tematiche che affronta sono sesso, identità e genere. L’ultima stagione di Sex Education è in generale meno dirompente e più “didascalica” delle precedenti, e un po’ lascia perplessi la nuova scuola dove Otis, Eric & Co. iniziano l’anno scolastico. Lo scatto della stagione, però, è proprio nella sua capacità di allargare lo sguardo, attraverso personaggi, situazioni, svolte narrative. Mi sono così ritrovato in una riflessione più ampia su tutto quello che la nostra società considera “diverso” e fa fatica ad accettare concretamente (prima nel pensiero e poi negli atti pratici) e non solo teoricamente. Ci sono ascensori che non funzionano per i disabili, comunità cristiane che faticano ad accettare i gay, genitori che non intercettano la diversità dei figli, persone in transizione, mamme in depressione post parto, …
Il difetto di sceneggiatura di molte serie con protagonisti adolescenti è quello di ignorare gli adulti. Qui invece, in un sistema relazionale, adulti e ragazzi condividono difficoltà, fatiche e problemi. Emerge la necessità di saper chiedere aiuto come competenza che permette di andare oltre, di ascoltarsi. C’è il tentativo di non rimuovere i problemi, ma di provare ad affrontarli, in una visione quasi ideale dove tutt* siamo più o meno nella stessa barca con le nostre fragilità e insicurezze (anche a 53 anni si può cambiare).
Accadono tante cose in SE4, ma vi invito a far attenzione a colori e parole: da un lato un’estetica arcobaleno, esagerata a tratti, a sottolineare la ricerca del proprio colore, identità, strada, …; dall’altro la capacità assertiva di imparare ad esprimere le proprie idee e emozioni, non lasciarle passare e involvere, ma rimetterle in gioco con gli altri, anche esponendosi.
Infine, forse in modo un po’ posticcio, la S4 contiene un piccolo corso pratico sulle relazioni tossiche e su come con sostegno e decisione si debbano stroncare sul nascere situazioni di questo genere. Tema difficile, complesso, che forse qui non è neanche ben esplorato, ma che attira la nostra attenzione e sicuramente fa pensare.
Buona visione, allora. E se avete più o meno la mia età non scordate i fazzoletti, anche perché i diversi finali delle storie non sono scontati e alla fine sentirete di avere un po’ più di fiducia negli altri e in voi stessi.
Approfondimenti: articolo di Wired
https://www.wired.it/article/sex-education-4-netflix-finale-cast-episodi-recensione/